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Se lavori in nero finisci nei guai tu: beffa amara per i lavoratori

Ilaria Macchi 11 Giugno 2024
Lavori in nero guai

Lavori in nero? Meglio farsi assumere - Giustiziabrescia.it

Massima attenzione se lavori in nero, puoi andare incontro a una situazione tutt’altro che piacevole: ecco quale.

Avere un impiego non può che essere importante, sia per chi vive da solo, sia per chi ha una famiglia da mantenere. Anzi, in quest’ultimo caso è ormai diventato fondamentale che lo facciano entrambi i coniugi, in considerazione di quanto è aumentato il costo della vita. Il mercato offre però davvero poco, per questo spesso ci si deve “accontentare” di ruoli differenti rispetto agli studi fatti pur di avere un guadagno sicuro, in attesa magari di trovare qualcosa di meglio.

Lavori in nero guai
Lavori in nero? Meglio farsi assumere – Giustiziabrescia.it

A volte anche gli stipendi possono essere inferiori alle aspettative, ma anche in questo caso si prova a chiudere un occhio, ben sapendo come quello possa essere meglio di niente. Massima cautela però se lavori in nero: si tratta di una situazione che può avere spiacevoli conseguenze, anche per il dipendente stesso.

Lavori in nero? Fa attenzione: rischi davvero grosso

Accettare un impiego senza contratto non è ovviamente regolare, ma a volte si tende a farlo perché non si è riusciti a trovare altro e ci si augura possano arrivare presto tempi migliori. Forse, però, a pensarci bene sarebbe bene non farlo se si è conoscenza di quello a cui si potrebbe andare incontro. Se lavori in nero, infatti, si tende a pensare che le conseguenze possano essere solo per l’imprenditore che fa la proposta, ma non è così.

Rischi lavori in nero
Lavorando in nero si rischia un controllo dell’Agenzia delle Entrate – (Foto ANSA) – Giusriziabrescia.it

L’illecito è certamente commesso dal datore di lavoro, che andrà incontro a una maxi sanzione, ma ci sono degli effetti poco favorevoli anche per chi presta servizio in azienda. Percepire un reddito in nero e non dichiararlo può infatti portare a un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di una situazione che non è detto che avvenga sempre, in genere si tende a dare la retribuzione in contanti per evitare che possa essere tracciabile, ma esistono comunque delle eccezioni.

Si deve inoltre prestare attenzione anche a quello che viene definito Redditometro, strumento pensato per avere un’idea del reddito di una persona sulla base delle spese che vengono effettuate. Se queste dovessero superare del 20% il reddito, il contribuente potrebbe essere chiamato a dare spiegazioni così da avere un’idea più precisa di quanto accaduto. Se le motivazioni date non dovessero essere ritenute corrette, sarà inevitabile andare incontro a una sanzione.

Avere un guadagno in nero può portare inoltre a non percepire più l’indennità di disoccupazione, che è evidentemente non dovuta, oltre a essere incriminati per il reato di falso in atto pubblico per le dichiarazioni menzognere rilasciate all’INPS e agli altri enti pubblici, che prevede la reclusione fino a due anni. In casi simili è inoltre previsto il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, punibile con la reclusione da 6 a 12 mesi.

Occhio alle tutele: se lavori in nero hai precluse tantissime opportunità

Oltre a finire nel mirino della giustizia se lavori in nero, rischi di incorrere anche in altre situazioni poco piacevoli. Non si ha infatti diritto a tutte quelle tutele che sono previste in genere per i lavoratori che sono assunti con contratto regolare. È il caso dei contributi previdenziali, necessari per accedere alla pensione, ma anche delle ferie e della malattia.

lavori in nero tutele
Lavorare con un regolare contratto è determinante – Giustiziabrescia.it

Chi vuole regolarizzare la propria posizione può farlo rivolgendosi all’Ispettorato del Lavoro più vicino o a un avvocato, così da spingere il datore di lavoro ad agire secondo le regole. In caso di esito positivo della causa, si sarà assunto con contratto a tempo indeterminato, oltre a ottenere il pagamento di tutte le differenze retributive dal giorno dell’effettiva assunzione con i relativi contributi. È però necessario procedere entro cinque anni dalla fine del rapporto di lavoro.

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