L’Italia saluta l’abuso d’ufficio con l’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale, segnando un punto di svolta nella legislazione.
La Camera dei deputati ha votato in via definitiva il disegno di legge Nordio, eliminando uno dei capisaldi della lotta alla corruzione e alle malversazioni all’interno degli uffici pubblici.
Questa decisione arriva dopo anni di dibattiti sulla cosiddetta “paura della firma”, ovvero la riluttanza degli amministratori pubblici a prendere decisioni per timore di incorrere in procedimenti penali.
Le motivazioni della scelta
Il Ministro Nordio ha giustificato questa radicale scelta come un tentativo di sbloccare la paralisi burocratica che affligge le amministrazioni, soprattutto a livello locale. La frequente archiviazione dei procedimenti relativi all’abuso d’ufficio dimostrava, secondo il Governo, l’inadeguatezza della normativa vigente che lasciava troppo spazio a interpretazioni soggettive e scappatoie legali. Invece di optare per una riformulazione dell’articolo, si è preferito procedere con la sua totale cancellazione.
A livello europeo, durante il Consiglio Gai tenutosi a Lussemburgo il 14 giugno, i ministri della Giustizia degli Stati membri hanno approvato la proposta italiana modificando l’obbligo mantenimento del reato in una facoltà discrezionale da parte degli Stati. Questo cambiamento mira a offrire maggiore serenità agli amministratori pubblici, ma solleva preoccupazioni riguardo alla perdita di uno strumento fondamentale nella rilevazione precoce dei casi di corruzione.
L’eliminazione dell’abuso d’ufficio apre interrogativi significativi sul futuro della tutela contro le condotte illecite nella Pubblica Amministrazione. Esperti e membri del Consiglio superiore della magistratura evidenziano come questa mossa possa indebolire la capacità dello Stato di contrastare fenomeni corruttivi e malversativi che fino ad ora trovavano nel reato abrogato un importante deterrente. Inoltre, quasi sempre l’abuso d’ufficio era indicativo di dinamiche più gravi quali concussione o corruzione.
Per colmare il potenziale vuoto legislativo lasciato dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, è stato introdotto nel decreto legge “carcere sicuro” un nuovo articolo (314 bis Cp) relativo all'”indebita destinazione” di denaro o beni mobili da parte dei pubblici ufficiali o incaricati del servizio pubblico. Questo nuovo reato punisce chi destina risorse pubbliche ad usi diversamente previsti dalla legge con lo scopo di procurarsi o procurare ad altri un vantaggio patrimoniale ingiusto.