
Quali sono i nostri obblighi e diritti quando incontriamo le forze dell'ordine - giustiziabrescia.it
Quali sono i diritti che la legge ci concede quando abbiamo a che fare con le Forze dell’Ordine? Scopriamoli insieme.
Che sia un posto di blocco o una pattuglia a piedi, a tutti può capitare di imbattersi in un rappresentante dell’Ordine statale. In quegli istanti è facile farsi prendere dal panico, ma conoscere i propri diritti può fare la differenza tra smarrimento e presunta consapevolezza.
Iniziamo subito dalla cosa più semplice, ovvero essere fermati da un agente di polizia, che non significa, però, dover automaticamente esibire un documento d’identità. La legge prevede che sia sufficiente fornire le proprie generalità: nome, cognome, data e luogo di nascita e solo all’estero, il documento fisico diventa indispensabile.
A questo punto può capitare che la Polizia ci ponga delle domande, è bene sapere che non si è tenuti a rispondere oltre l’identificazione personale. Nessun obbligo, quindi, a spiegare dove si sta andando, cosa si stia facendo o chi si stia frequentando, sono tutte informazioni che possono rimanere private.
Con un valido motivo ci possono però chiedere di lasciare un luogo pubblico, qualora ci sia un valido motivo: disturbo della quiete, ubriachezza, consumo di sostanze stupefacenti. In assenza di una ragione concreta, ovviamente, si ha il diritto di restare dove si è, sempre nel rispetto delle Forze dell’Ordine.
Diverso è il caso del posto di blocco mentre si è alla guida, un’eventualità sempre più terrificante per gli italiani e che costituisce un obbligo. Infatti è necessario fermarsi e mostrare patente, libretto e certificato di assicurazione, ma non è necessario fornire altri documenti di riconoscimento. Inoltre, non si è costretti a rispondere a domande non attinenti al controllo in corso, anche in questo caso le informazioni superflue devono rimanere private.
Per quello che riguarda l’alcol test, invece, è possibile rifiutarsi, ma la legge considera questo gesto alla stregua del superamento della soglia massima consentita. Le conseguenze, dunque, sono le stesse e la soluzione migliore risulta comunque collaborare con le Forze dell’Ordine.
Diritti e doveri, la base della libertà individuale
Se durante un controllo si è vittime di maltrattamenti o abusi da parte degli agenti, è fondamentale annotare il numero di matricola. Per quelli in borghese, ricordiamo che sono tenuti a qualificarsi prima di qualsiasi intervento, proprio mostrando un tagliando che riveli il numero di riconoscimento.

Un poliziotto non può, in nessun caso, chiedere denaro per favori o servizi e se dovesse accadere, si tratta di un reato passabile di denuncia. Si tratta di corruzione o concussione e non esistono particolari accezioni a questa regola e dove esistono non sono comunque obbligatorie.
Altro grave incontro con le Forze dell’Ordine sono le perquisizioni, eventi particolari in cui la Polizia chiede di entrare in casa. Anche in questo caso esistono dei limiti e solo gli ufficiali di polizia con un mandato firmato da un giudice posso eseguire la perquisizione. È un nostro diritto chiedere di visionare il mandato e anche chiamare un avvocato, ma le Forse dell’Ordine non sono costrette ad aspettarlo.
La perquisizione può iniziare tra le 7 e le 20 e solo in situazioni urgenti le forze dell’ordine possono effettuare perquisizioni senza mandato. Solo ed esclusivamente qualora ci siano fondati sospetti legati a reati gravi come droga, armi o terrorismo, dovendo comunque dichiarare le motivazioni.
Le perquisizioni personali richiedono una particolare attenzione e come le perquisizioni al domicilio possono avvenire solo con un mandato o per urgenza. Devono essere condotte da agenti dello stesso sesso e nel rispetto della dignità, mai in pubblico o chiedendo di spogliarsi.
Alla dogana, invece, la polizia ha poteri più ampi e può disporre una perquisizione con un provvedimento scritto dal capo servizio, motivato da ragioni specifiche. Anche in questo caso, è importante sapere cosa si può pretendere in termini di trasparenza, ma in generale, come prima, è meglio collaborare.
Infine, se si è testimoni di un reato la legge impone la collaborazione, in quanto persona informata sui fatti non ci si può rifiutare di rispondere. Si è tenuti, obbligatoriamente a fornire tutte le informazioni utili all’indagine di cui si è a conoscenza, collaborando attivamente dove possibile.