Curiosità

Ti danno il TFR al licenziamento, ma non spenderlo tutto che poi devi ripagarlo

Il trattamento di fine rapporto (TFR), comunemente noto come liquidazione, rappresenta una delle voci più importanti nel contratto di lavoro dei dipendenti del settore privato in Italia.

Il TFR è una somma di denaro che viene calcolata e accantonata annualmente dal datore di lavoro sulla base della retribuzione lorda del dipendente. La percentuale fissata per il calcolo è del 6,91% della retribuzione annua lorda. Ad esempio, con un salario annuo lordo di €25.000, la somma destinata al TFR ogni anno sarebbe di circa €1.750.

Il TFR si riceve alla fine di un rapporto di lavoro- Giustiziabrescia.it

Questo meccanismo garantisce al lavoratore una sorta di risparmio forzato che verrà erogato alla fine del rapporto lavorativo o in altre circostanze previste dalla legge. In questo articolo andremo a chiarire le opzioni disponibili per la destinazione del TFR e le implicazioni che queste comportano.

La destinazione del TFR

I lavoratori hanno due possibilità principali per gestire il loro TFR maturando:

1. Lasciarlo in Azienda: questa opzione prevede che il TFR rimanga custodito dall’azienda fino alla cessazione del rapporto lavorativo o sia gestito dall’INPS attraverso il Fondo di Tesoreria per i dipendenti delle aziende con più di 50 lavoratori.

I lavoratori possono decidere come gestire il loto TFR – Giustiziabrescia.it

2. Versarlo ad un Fondo Pensione: alternativamente, i dipendenti possono decidere di destinare il loro TFR a un fondo pensione complementare.

La scelta tra lasciare il proprio TFR in azienda o destinarlo a un fondo pensione comporta differenze significative anche sotto l’aspetto fiscale:

– Il TFR lasciato in azienda non viene tassato immediatamente ma al momento dell’erogazione finale, applicando una tassazione separata basata sull’aliquota media degli ultimi cinque anni con un minimo garantito del 23%.

– Il TFR versato nel fondo pensione gode invece di una tassazione agevolata al momento dell’erogazione sotto forma di rendita pensionistica o capitale, variabile dal 15% al 9% a seconda degli anni d’iscrizione al fondo.

La disponibilità effettiva delle somme accantonate varia in funzione della scelta fatta dal lavoratore:

– Se mantenuto in azienda, il TFR può essere richiesto alla conclusione del rapporto lavorativo o anticipatamente nei casi specificati dalla normativa.

– Se versato in un fondo pensione, sarà accessibile prevalentemente all’età pensionabile oppure secondo le condizioni previste dai regolamenti dei singoli fondi.

Il rendimento garantito varia sensibilmente tra le due opzioni:

– In caso sia mantenuto in azienda, si applicherà un tasso fisso dell’1,5% più l’aggiunta variabile corrispondente al 75% dell’inflazione annua.

– Per chi sceglie invece i fondi pensione, la rivalutazione avverrà secondo i risultati finanziari conseguiti dal fondo prescelto.

Federico Chiarenza

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